Rivelazione di un poliziotto inconsapevole: credeva di far rispettare la legge, finché un controllo stradale lo ha catapultato in una realtà che nessuno racconta. Chi è davvero il cittadino? Che cos’è il nome legale? Cosa ha scoperto quel giorno che lo ha spinto a rimettere in discussione tutto? Ma nessuno era pronto a sentire la verità. Una storia che sembra inventata. E forse lo è. Ma i concetti sono fin troppo reali.
RIVELAZIONE DI UN POLIZIOTTO INCONSAPEVOLE
Mi chiamo Vincenzo e faccio il poliziotto. Sono nato in una cittadina di provincia 54 anni fa. Sono figlio di operai, a loro volta figli di contadini. I miei nonni paterni si trasferirono in città durante il boom economico del secolo scorso e da allora non tornarono più alle campagne. Qui c’erano le fabbriche, c’era lavoro ed i figli potevano andare a scuola comodamente, senza farsi chilometri a piedi per le strade di campagna.
Potrei definirmi uno qualunque, uno che ha realizzato i suoi obiettivi nella vita; ho un buon lavoro. Faccio il Vigile Urbano da trent’anni, si diceva una volta; oggi si dice che sono uno della Polizia Locale. Godo dello stipendio da classico posto fisso perché nel mio piccolo ho fatto carriera, anche se non ho raggiunto i gradi più alti. A me basta così. Ho sempre lavorato al servizio della comunità; so che la gente mi teme e a volte mi rispetta anche.
Entrambe le cose mi fanno piacere; mi sento utile e gratificato. Il rapporto con i superiori non è sempre facile, ma con il tempo ho imparato che la regola è: “meno domande fai e meglio vivi”.
Ho sposato mia moglie Maria ben 35 anni fa. Non avevamo nemmeno vent’anni; lei rimase incinta del nostro primo figlio Andrea, e io ovviamente mi presi le mie responsabilità. Ci amavamo molto; oggi ci rispettiamo, ci vogliamo bene. I nostri genitori ci aiutarono a comprare casa. Un mutuo ventennale che abbiamo finito di pagare qualche tempo fa. Viviamo sempre nella stessa villetta a schiera di allora; ai tempi la nostra zona era periferia, mentre oggi siamo in centro città.
La città si è espansa… hanno preso gli ultimi fazzoletti di verde e ci hanno fatto dei palazzoni popolari che mi tocca guardare ogni mattina quando apro la finestra.
Mio figlio Andrea è cresciuto, ma vive ancora con noi; non è facile trovare lavoro, oggi. E lui non ha grandi ambizioni di mettere su famiglia; dice che non se lo può permettere e io non so cosa dirgli. A mia moglie dispiace non avere dei nipotini, ma pazienza. Fa lavori saltuari, anche se è laureato in Lettere. Io e sua madre glielo abbiamo detto che non era quella la strada giusta; che sarebbe stato meglio se dopo il liceo avesse fatto un percorso di studi per diventare ingegnere, o qualcosa di simile, ma lui niente.
Gli piace leggere, gli piace scrivere, peccato che non gli serva a trovare lavoro, a pagare la benzina per la macchina e a farsi la spesa. Ci pensiamo noi; io e mia moglie. E lui ci lascia fare; forse abbiamo sbagliato qualcosa.
Un documento mai visto e mille domande
Venerdì scorso ero al lavoro; facevo il turno pomeridiano. Un caldo pazzesco. Verso le quattordici, all’uscita dalla tangenziale abbiamo istituito un posto di blocco, come facciamo sempre. Il posto lo ha scelto il mio superiore; fosse per me non mi piazzerei mai lì; è pericoloso. Ma si sa: gli ordini non si discutono. Ero in pattuglia con quello nuovo; si chiama Giannini e me lo hanno affiancato affinché gli insegnassi il mestiere.
Ad un certo punto vedo arrivare da lontano un’utilitaria con una targa stranissima; mai visto niente di simile. Caratteri alfanumerici rossi su sfondo bianco. Sarà straniero, ho pensato. Metto fuori la paletta, più per curiosità che altro; non mi piace fermare gli stranieri, perché è sempre un problema se non parli bene la lingua. E io non parlo nessuna lingua straniera, ma il ragazzo giovane mastica un po’ l’inglese.
Facciamo accostare la macchina con la targa sconosciuta. A bordo una donna di mezza età, con un bambino di circa sei anni sul seggiolino posteriore.
Io mi accosto alla portiera anteriore sinistra, la saluto e le faccio segno di tirare giù il finestrino. Lei ci guarda e sorride e abbassa il finestrino solo di qualche centimetro. Io la guardo. Lei mi guarda, sorride di nuovo e mi dice:
” Buongiorno. Posso fare qualcosa per lei?”
Meno male – penso – è italiana! Però si comporta in modo strano. Guardo all’interno dell’abitacolo, ma non ci vedo nulla di strano. Faccio segno al collega di stare un po’ indietro, distante dalle portiere. Non si sa mai… ma lei sorride sempre e ripete:
” Posso fare qualcosa per lei?”
Io le faccio la domanda di rito:
“Favorisca i documenti della macchina e la patente di guida, prego!”
E lei, attraverso la fessura del finestrino aperto mi fornisce un tesserino che non avevo mai visto; lo guardo, la guardo. C’è scritto Universal Pass. Penso di nuovo che parla italiano, ma che sicuramente con un documento come quello, forse è straniera. Però il tesserino è scritto in lingua italiana. Ha la foto che combacia, c’è scritto il suo nome; si chiama roberta benni dei belgrado, ma soprattutto noto un’impronta digitale rossa. Poi le dico:
“No, signora, io le ho chiesto la patente di guida e il libretto della macchina, per cortesia!”

La donna giuridicamente viva
E faccio per restituirle il tesserino. Lei sorride, guarda nello specchietto retrovisore e controlla il bambino che sta dormendo. Poi mi dice con voce tranquilla:
“Quello che ha in mano è un documento che ha validità in tutto il mondo; è la mia patente di guida, il mio passaporto, ed il mio documento di entità.”
Sorride di nuovo. Io mi giro verso il collega; ci guardiamo, guardiamo il documento insieme… mah… Provo a chiedere di nuovo:
“Non ce l’ha la patente di guida con sé?”
E lei:
“Quella è la mia patente di guida, il mio documento di entità e anche il mio passaporto. E’ un documento che ha validità internazionale; equivale a un documento diplomatico!”
Quando mi dice così, penso che forse ho fermato la persona sbagliata; sarà una politica, o qualcosa di simile… a vederla sembrerebbe più una casalinga, in realtà… un documento diplomatico, dice. Boooh….
Mi rivolgo al mio collega:
“Senti Giannini, chiama il Comando e chiedi se sanno che cos’è sto documento; io intanto controllo il libretto della macchina e la targa!”
Giannini prende il documento e si dirige verso la macchina di servizio. Faccio le foto alla targa; noto che ai lati nel numero ci sono due stemmi. Mai visti. – Ma che roba è?!!! – penso. Torno da lei e ci riprovo:
“Senta, potrebbe scendere un momento e fornirmi il libretto della macchina?”
Lei sorride sempre. Mi sembra tranquilla. Per niente pericolosa, ma c’è qualcosa di strano… e mi dice:
“No, non posso scendere, non ne vedo il motivo; però le posso dare questi documenti e le posso spiegare cosa sono e a cosa servono!”
E mi passa un malloppo di documenti attraverso la fessura del finestrino. Io li prendo, li sfoglio… sono pieni di impronte digitali rosse, di simboli e stemmi, tutti scritti in inchiostro viola… non ci capisco niente!! Mi sento anche un po’ preso in giro… o meglio, non so se la signora mi sta prendendo in giro, o cosa.
Il caos, gli ordini, il sequestro
Eh no, ho pensato; questa non me la racconta giusta! Non ha la patente, non mi fa vedere il libretto! Vuoi vedere che sta macchina l’ha rubata?! Forse è meglio se chiamo i rinforzi!!! E le dico:
“Non si muova di lì!”
E chiamo il Comando che, nel frattempo, era già stato avvisato da Giannini. Mi dicono che c’è già una pattuglia che sta arrivando a supporto, perché hanno capito il problema. Meno male!! Penso io. Però mi sale un po’ di preoccupazione, perché l’ordine del superiore è di non farla ripartire, per nessuna ragione.
Ecco, lo sapevo che era una rogna grossa!! Mi avvicino all’utilitaria e guardo il bambino che se la dorme pacioso sul sedile posteriore. Poi mi rivolgo di nuovo a lei e ci riprovo:

Bambino sul seggiolino in auto
“Senta, Signora, io ho solo bisogno che lei mi faccia vedere la patente di guida e il libretto della macchina! Li ha, o non li ha questi documenti?!”
E lei:
“Io sono roberta benni dei belgrado, sono una donna giuridicamente viva e le ho già fornito i miei documenti di entità ed anche i documenti della macchina! Li legga, per cortesia!”
Ecco, penso… mi tocca leggermi tutta sta roba! Apro la busta che mi ha rifilato la donna e comincio a guardare le scartoffie. Tante, troppe. Se c’è una cosa che non sopporto è la burocrazia!! Ma finalmente trovo qualcosa che è molto simile a un libretto di circolazione! – Meno male! – penso. E comincio a leggere.
Ci capisco poco, ma i dati della vettura ci sono e anche la targa. Scannerizzo tutto e nel mentre, arriva la pattuglia di supporto. Anzi, ne arrivano due! E penso: – Ma chi è questa?! Una della mafia colombiana, per caso?! –
I colleghi sono quelli della Polizia Stradale, non quelli del Comando nostro. Non capisco perché hanno mosso la Polizia Stradale. Comunque, l’importante è che ci risolvano il problema; il caldo sta diventando insopportabile e per un momento penso a quel bimbo lì nell’abitacolo, sotto il sole. Lei ha la macchina accesa, con l’aria condizionata, altrimenti si cuocerebbero entrambi sotto il sole.
Uno della volante si avvicina alla donna e le intima di scendere dalla macchina. Io osservo; mi sembra un po’ esagerato, il tono. Ma sto zitto. Lei risponde al collega della Polizia Stradale con la solita frase:
“Io sono roberta benni dei belgrado, sono una donna giuridicamente viva; lei non ha giurisdizione su di me e ho già fornito i miei documenti di entità ed anche i documenti della macchina al suo collega della Polizia Locale! Non ho intenzione di scendere dalla macchina, perché non ne vedo il motivo. Sono un Pubblico Ufficiale e le chiedo gentilmente di lasciarmi ripartire; fa caldo, mio figlio si sta svegliando e devo tornare a casa.”
Io mi avvicino, non so bene cosa sta succedendo, ma i colleghi sembrano un po’ agitati; uno di loro si avvicina e mi dice:
“Tu non hai preso i documenti che ti ha dato, vero?!”
E io:
“Certo che li ho presi! Mi ha detto di leggerli! Qui c’è anche una specie di libretto della macchina e la targa corrisponde! Guarda!”
E lui:
“Restituiscile quella roba! Non ti deve interessare quella roba. Questa è di quella setta di invasati che pensano di potersi cambiare le targhe della macchina e farsi i documenti in casa!!”
Io cado dal pero! Davvero!??? Non sapevo niente di questa storia! Una setta di invasati che si cambiano le targhe, ha detto?! Ma può essere?!!! E’ pur vero che non mi occupo mai di cose burocratiche e di rogne particolari. Delego sempre ai più giovani, che con il computer sono più svegli. Tuttavia mi avvicino alla donna e le restituisco il malloppo.
Glielo infilo nella fessura del finestrino. La guardo; lei sorride sempre. Ha sentito cosa mi ha detto il collega; non batte ciglio.
Poi mi metto un po’ in disparte; i colleghi sembrano decisi a farla scendere dalla macchina. Lei ha chiuso da dentro e ha tirato su il finestrino e noto che sta riprendendo tutto con il telefonino: sta parlando con qualcuno. Poi il bambino comincia a piangere. Non sopporto il pianto dei bambini; è più forte di me.
Una scelta difficile davanti a un bambino
E tutta quella gente attorno alla macchina lo deve aver spaventato a morte, quel povero bambino!! Allora decido di intervenire.
“Aspettate un momento! State spaventando il bambino! Ma che volete fare, di preciso?! “
Il poliziotto più alto in grado mi dice:
“La dobbiamo portare al Comando per l’identificazione!”
E Io:
“Ma e il bambino? Non vedete che lo state spaventando?! Un po’ di calma, ragazzi. Se non ha fatto niente di grave, mica la potete obbligare a scendere! Ce l’abbiamo un documento, guardate qua! Fatemici parlare, almeno! Ci provo io a spiegarle la situazione!”

Bambino che piange
In quel momento suona il cellulare; è il mio capo. Rispondo. Sento la sua voce concitata:
“Marietti, mi raccomando, collabora con quelli della Stradale; gli ordini sono chiari. Quella donna non deve ripartire e vanno sequestrate le targhe! Vanno tolte! E va sequestrata anche la macchina. Comincia a preparare il verbale di sequestro!”
Eccolo lì!! Mi devo mettere a scrivere, penso. Mi guardo attorno e vedo Giannini al telefono. Lo chiamo e riferisco quello che mi ha appena detto il capo. Gli dico di preparare il verbale di sequestro della macchina e le sanzioni del caso. Gli dico:
“Prima cominci a scrivere e prima ce la sbrogliamo!! Dobbiamo anche togliere le targhe; questi sono gli ordini!”
Gli dico anche di chiamare un carro attrezzi, che la macchina va portata via. Così dice il capo. E intanto, fra me e me penso: – Ma che avrà combinato sta disgraziata per meritarsi tutto questo?! Hanno detto che fa parte di una setta!! Sarà mica una di quelle che rapisce i bambini?!-
In tanti anni di servizio ne ho viste di tutti i colori! A quest’ idea mi sale il sangue alla testa e la guardo meglio. Si è presa il piccolo davanti, accanto a sé e lo sta consolando. Adesso ha smesso di piangere. Penso – Naaah… non mi sembra il tipo… e poi quel bambino è uguale a lei!! Sicuramente è suo figlio! Non ne sono sicuro, ma non la vedo come una rapitrice di bambini.
Forse non conosco a memoria il Codice Civile e il Codice Penale, ma se c’è una cosa che ho imparato nel mio lavoro, quella è di capire chi mi trovo davanti. E in questo momento, il superiore in grado della Polizia Stradale mi inquieta molto più di quella donna; mi sembra un invasato! Non sta mai fermo… ma che c’avrà da agitarsi tanto?! E’ solo una donna con un bambino!
Quella sera, dopo il turno di lavoro, non mi sentivo tranquillo. Hanno portato via quella donna con il figlio che le si avvinghiava addosso. Li hanno portati al Comando di Polizia della Stradale. Lei alla fine ha ceduto proprio per evitare di spaventare il piccolo e per via del gran caldo. Presa per sete, suppongo.
Poi lì sul posto è arrivata della gente; dicevano di essere del Popolo del Noi è Io Sono e hanno chiesto dov’era la donna giuridicamente viva roberta benni dei belgrado. Erano almeno una decina.

Dieci poliziotti contro una donna con bambino
I colleghi della Polizia Stradale mi hanno spiegato che sono quelli della “setta del Noi è”. – E che nome è!? – Ho pensato… – La setta del Noi è?!! – La donna non ha voluto firmare niente, non ha preso nulla, nemmeno copia dei verbali che le ha passato Giannini. Mi è sembrato davvero strano. Mi ha fatto una strana sensazione… e quel bambino, mi ha fatto molta pena.
Poi non so com’è finita, ma quella notte non ho dormito. E nemmeno le due notti successive, se è per questo. E alla fine ho deciso di informarmi e siccome al Comando nessuno mi dava risposte chiare, ho deciso di fare da solo. Volevo capire bene che cosa aveva fatto quella donna! Un simile trattamento doveva avere una spiegazione plausibile!
Ne ho parlato a mia moglie Maria e le ho chiesto di fare una ricerca in rete, che lei è più brava di me con il computer.
Bene, insieme abbiamo cercato e abbiamo trovato il Sito del Popolo del Noi è… Noi è Io Sono – One People La Nazione. Così si chiamano. E con il sito abbiamo trovato i video di una certa barbara banco, che pare essere “una di questo popolo”così lei si definisce. Un sacco di materiale video su YouTube; proprio un sacco!!
Io e Maria abbiamo cominciato a vederceli poco a poco, ogni sera. Io ci capisco poco, ma a me quella lì, tutto mi sembra tranne che una setta, soprattutto dopo che io e Maria abbiamo capito di che genere di argomenti si parla in quei video. Il fulcro del discorso è l’ Autodeterminazione dei Popoli. Questo abbiamo capito.
La scoperta che ha distrutto le mie certezze
Fu allora che venni a conoscenza della Truffa del Certificato di Nascita e la Frode del Nome Legale. Fu allora che mi sentii tradito, profondamente preso in giro, usato e raggirato. Fu allora che io e mia moglie ci siamo resi conto di essere stati frodati, truffati fin dalla nascita. E io che pensavo di lavorare per la mia gente! E invece, tutto quel tempo a prendere ed eseguire ordini per una Corporazione di Diritto Privato… che utilizza sistemi schiavistici su homo!!
Io, che pensavo di servire la Comunità, la mia gente…. ero complice inconsapevole di una truffa di proporzioni internazionali, ai danni di me stesso e di tutti coloro che amo!!
E oggi… sono pronto a raccontarla a tutti
Mi chiamo Vincenzo, sono un poliziotto e questa è la mia storia e te la voglio raccontare. (Continua…)
F.A.Q. – Risposte alle mie domande
- Questa è una storia vera?
Questa è una storia inventata sulla base di molti fatti realmente accaduti e documentati da video pubblici e testimonianze dirette. - Che cosa ha fatto roberta per essere trattata in quel modo dai poliziotti?
roberta non ha commesso nessuna infrazione e nessun reato; si è autodeterminata ed è una donna viva anche giuridicamente, ha fatto la procedura legale e legittima in Legge Naturale, e questo non piace alla CORPORAZIONE COMMERCIALE DI DIRITTO PRIVATO ITALY REPUBLIC OF, alias REPUBBLICA ITALIANA. - Perché Vincenzo ed i poliziotti non riconoscono l’Universal Pass di roberta?
Vincenzo e gli altri poliziotti non riconoscono l’Universal Pass, il documento di entità di roberta, unicamente perché non sono informati e aggiornati sulla procedura, inconfutata in quanto inconfutabile, OPPT1776 e sulla frode del Certificato di Nascita, oppure perché agiscono di FORZA E PREPOTENZA, commettendo MOLTI REATI nella loro legge. - Che cos’è l’Universal Pass?
L’Universal Pass è un documento di entità(non di identità)che Identifica homo vivo. - Perché i poliziotti portano via roberta e il suo bambino se hanno rispettato la Legge Naturale?
Perché i poliziotti eseguono ordini; obbediscono ciecamente agli ordini superiori, anche se creano danno e sofferenza al prossimo. Gli Ordini Superiori sono impartiti da coloro che pagano lo stipendio ai poliziotti, e i superiori non tollerano che possano esistere uomini e donne LIBERI sotto la Legge Naturale, quindi fuori dalla loro giurisdizione. - Perché roberta ha una targa della macchina con una scritta alfanumerica di colore rosso su sfondo bianco?
Quella è un’insegna, non una targa. L’insegna è una proiezione di homo vivo, mentre la TARGA AUTO è iscritta nel REGISTRO DEL PRA, e tutto ciò che finisce in un registro, non è tuo, è del proprietario del registro, in questo caso della CORPORAZIONE COMMERCIALE DI DIRITTO PRIVATO ITALY REPUBLIC OF, alias REPUBBLICA ITALIANA, tra l’altro nulla e annullata dalla procedura OPPT1776. - Perché i poliziotti insistono a voler identificare roberta nella FINZIONE GIURIDICA?
Quell’atteggiamento si chiama INDUZIONE ALLA FRODE ed è un reato; devono per forza di cose farlo se eseguono gli ordini superiori; in realtà quei poliziotti non hanno giurisdizione e potere su homo vivo e agiscono in frode e in disonore.
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